Il Vintage rappresenta la riscoperta del settore moda che in tempi recenti si propone in una veste più sostenibile e molto di tendenza.
“Vintage Addicted: essere o non essere?” è dunque il dilemma del momento, soprattutto in un pubblico molto giovane. Dall’avvento di app e siti dedicati al vintage, l’apprezzamento per i capi di seconda mano è aumentato. Complice la comunicazione che ha sperimentato il vintage nella rete, unendo pubblici e intrattenendo durante questo lungo periodo di pandemia. Ciò ha fatto conoscere il vintage e ne ha raccontato la storia, attraverso una moltitudine di influencer, strategie, stories e post; dimostrando ancora una volta la forza creativa e affascinante della moda.
Parliamo di vintage e sostenibilità con Cecilia Cottafavi, fashion influencer ed esperta di settore. Autrice del sito e blog, “Maertens” e del libro “A Qualcuno piace il Vintage”.




La storia di Cecilia
Cecilia ha soli 25 anni e tanti progetti. Nasce in una famiglia dove l’arte è ricerca, passione e amore per ciò che ci caratterizza come persone. Mi racconta di viaggi di famiglia nella Parigi di altri tempi, tra mercatini dell’artigianato ed antiquariato. Cecilia arriva ad appassionarsi al vintage passando per l’archeologia. Un percorso che affascina e incuriosisce, la caratterizza.
Alle scuole medie inizia a notare gli abiti nei negozi vicini alle abitazioni delle amiche. Milano, culla della moda, apre ad una periferia che inizia a ricoprirsi di negozietti dell’usato e antiquariato proprio quanto Cecilia frequenta le superiori. Con l’università, scoppia l’amore!
Il vintage diventa un territorio da ricercare, da toccare, da conoscere. Non le basta più comprare un capo, lei vuole conoscerne la storia. Il vintage acquisisce sempre più importanza nella sua vita, prima e nella sua professione, poi. Cecilia sorride quando mi parla delle storie che si celano dietro alle scelte stilistiche dei negozi. Mi descrive con precisione il profilo dei commercianti e i suoi clienti. Molta bellezza traspare dal racconto del suo progetto: Maertens Milano. Un sito che raccoglie riflessioni, editoriali, rubriche e collaborazioni sulla vita vintage.
“Vita” perché lo stile vintage è uno stile di vita, una scelta di consumo e di valore.
Nei social network, Cecilia Cottafavi, si racconta nella rete sdoganando alcuni luoghi comuni e proponendo un’estetica ricercata, culturale e a tratti post moderna.


“A qualcuno piace il Vintage”
“A qualcuno piace il Vintage” è il titolo del libro di Cecilia Cottafavi, edito da Bookabook.
Un volume romantico che descrive lo stile vintage attraverso le vetrine dei negozi conosciuti in questi anni. Tra le righe racconta di botteghe e periferie, dove si può leggere una Milano d’altri tempi; famosa non solo per la moda ma anche, e soprattutto, per il Vintage.
Questo volume vuol essere una guida per gli appassionati ma anche per i più curiosi.
La verità? Dopo averlo letto è impossibile non tornare sui passi di Cecilia, magari in bici come lei, e andare a visitare gli stessi luoghi. Toccare con mano i capi. Osservare le grafiche, le etichette e i pattern anni Sessanta e Settanta. Tra le pagine si respira, non a caso, il profumo dei grandi nomi della moda unito al fascino della storia. Ho chiesto a Cecilia di dirmi una curiosità, del suo libro, che non ha ancora raccontato a nessuno.
Lei mi ha rivelato la sua storia preferita: la Bottega Rossa.
Una storia nella storia, perché delinea l’importanza del valore umano nello stile vintage. Traccia le basi della slow fashion, mentre urla simbolicamente la valenza del vintage verso un percorso sostenibile.
La bici di Cecilia non si è fermata ma ha proseguito, nonostante le difficoltà della pandemia, ha corso per relazionarsi con nuovi luoghi e città, On-line e nei suoi social.
A proposito di stile
Nel linguaggio della moda, per vintage s’intendono capi di vestiario, bigiotteria, oggetti di arredamento o di gusto appartenenti ad epoche e periodi passati.
Per quanto lo stile vintage si riferisca ad un periodo temporale non più attuale, oggi è più che mai ricercato come simbolo della contemporaneità. Mixato con elementi pop, il vintage riesce a raccontare ad ogni outfit un qualcosa in più di chi lo sceglie e lo indossa. Personalizza, identifica, comunicata.
Il Vintage, nato grazie alle sub culture degli anni ’70, ha sempre goduto di un certo fascino, soprattutto tra i giovani. Si diverte a giocare con i tradizionali paradigmi del sistema della moda per cercare di creare nuovo fondamento al vero valore dei capi. La crescente preoccupazione per le condizioni climatiche e ambientali, addizionata all’arrivo del vintage nella rete, ha reso questo stile più inclusivo. Una scelta non più d’élite ma di più ampia portata.


Cecilia ci spiega che acquistare vintage è oggi una scelta sostenibile poiché recuperiamo capi di seconda mano o eccedenze di magazzino ed evitiamo che possano finire in discarica.
Inoltre, il vintage, prevede un percorso di economia circolare, soprattutto considerandolo abbinato al crescente “CtoC” attuale.
Piccola guida al Vintage
Alcune semplici indicazioni per entrare nel mood!
Per apprezzare davvero un capo vintage e capirne il reale valore, è necessario conoscerne la storia. Capire il materiale con cui è stato fatto. Averne cura a nostra volta. Conoscere la storia della moda, soprattutto quando abbiamo davanti un capo unico o un pezzo d’archivio. Impossibile trovare un capo che vesta perfetto, dobbiamo tener conto dell’aiuto dell’amica, della mamma o della conoscente sarta. Possibile trovare un pezzo non perfetto.
L’imperfezione è ciò che produce bellezza.
Come dev’esserci un consumatore attento, serve un venditore etico poiché non è solo il prezzo a definire il reale valore di un capo. Il Vintage ci allontana dal valore del nuovo e ci avvicina a molteplici significati che un capo può raccontare. Andrebbe valutata forse anche la storia? Possiamo prezzare le emozioni?
La comprensione di tali concetti viene elaborata più facilmente grazie all’informazione e all’educazione verso una moda responsabile.
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