Mentre l’industria della moda cerca modi per infondere circolarità nelle loro collezioni, l’upcycling è salito nei ranghi delle strategie di moda circolare.
Così facendo, è diventato il componente chiave dello zeitgeist contemporaneo. L’upcycling soddisfa sia la ricerca del consumo consapevole, sia il crescente desiderio di capi unici. Pertanto non deve essere considerata una tendenza passeggera ma una strada da scoprire piena di nuove opportunità.
Upcycling: Come Siamo Arrivati Qui?
Nonostante la pratica dell’upcycling esista da millenni, ha iniziato recentemente a guadagnare trazione nel mondo della moda.
Qual è il fattore scatenante che l’ha trasformato in un fenomeno da passerelle e i TikTok?
Come la maggior parte delle cose che accadono di recente, possiamo ricondurre alla pandemia il germogliare dell’upcycling nella cultura mainstream.
Durante i lockdown in tutto il mondo, la Gen Z per superare l’isolamento si è affidata al DIY (Do It Yourself) e ai progetti artigianali. La giovani generazioni cercano allo stesso modo l’individualità e l’etica, pertanto l’upcycling è stato un adattamento naturale. TikTok e Instagram sono diventati le piattaforme ideali per imparare non solo a riciclare, ma anche per condividere i processi e vendere le proprie creazioni.
Non c’è voluto molto tempo perché anche tra i brand prendessero piede queste pratiche. La ricerca spasmodica di strategie per connettersi con la generazione di nuovi creators, ha portato marchi come A-Cold-Wall e Dickies a vendere o regalare tessuti di scarto. Alexander McQueen, Dior e Ganni si sono rivolti a Instagram per lanciare tutorial e challenges per promuovere le creazioni Fai-Da-Te e coinvolgere le communities in esperienze esclusive.
Per alcuni individui, questo è diventato più di un hobby, ma una vera e propria carriera. Nicole McLaughlin (@nicolemclaughlin), una designer di Brooklyn New York, ha rapidamente catturato l’attenzione di 786 mila followers su Instagram, trasformando oggetti quotidiani in streetwear e oggetti per la casa. Nicole ora lavora con grandi brand per trasformare i vecchi prodotti in un oggetti unici, sensibilizzando sulle tematiche dei rifiuti e della sostenibilità nella moda.




I Pionieri dell’Upcycling nel Lusso
Oggi i marchi di lusso tradizionali non solo stanno collaborando con creatori come Nicole McLaughlin, ma stanno infondendo l’ethos dell’upcycling nelle loro offerte. Sembra che ogni casa di moda stia cercando un modo per attingere al crescente zeitgeist.
Prada ha lanciato la sua collezione Re-Nylon già anni fa, ma anche Maison Margiela e Miu Miu rispettivamente con le collezioni Recicla e Upcycled.
Altri marchi, tuttavia, hanno l’upcycling nel loro DNA da decenni. Eileen Fisher è in particolare pioniere dell’upcycling e della moda sostenibile. Il marchio chiede ai suoi clienti indumenti indesiderati da oltre 10 anni, usando i tessuti per fare arte tessile e tappezzerie.
Oggi essere consapevoli di ciò che si crea è un must, e lo riscontriamo nel successo dei talenti emergenti nel mondo del lusso. Bode per esempio produce abiti artigianali unici nel loro genere. Tagliati da tessuti antichi, trapunte vittoriane, sacchi di grano e biancheria da letto. È salito rapidamente al successo dopo aver vinto il CFDA Fashion Award for Emerging Designers nel 2019. Le sue creazioni upcycled sono state indossate da celebrities del calibro di Bella Hadid, Harry Styles e Dua Lipa.
Come possono i marchi continuare a sfruttare l’upcycling, senza renderlo banale? Una startup di moda italiana potrebbe avere la chiave per un’esperienza sorprendentemente nuova con i capi riciclati.




Menabòh, l’Upcycling diventa sempre più cool ed esclusivo
Menabòh è un modo completamente nuovo di fare shopping che prende spunto dai servizi di personal styling box, ma con un tocco sostenibile. Gli acquirenti selezionano un articolo “Star” che sarà nella loro scatola, questi articoli provengono da una gamma di designer emergenti che hanno tutti pratiche di sostenibilità infuse nel loro DNA. Poi i restanti articoli per la scatola sono curati intorno alla stella da uno stilista, creando un total look. Piuttosto che solo articoli nuovi dai marchi emergenti, la scatola è riempita con pezzi unici vintage o upcycled, riempiendo il desiderio di un look unico nel suo genere.
L’upcycling è diventato parte dell’ethos della giovane azienda quando hanno iniziato a collezionare pezzi vintage. La fondatrice Gaia Rialti, ha notato che mentre i capi che trovava erano di incredibile qualità, lo stile non si adattava esattamente ai gusti contemporanei. Piuttosto che ritenere i vestiti inutilizzabili, ha collaborato con un designer per trasformare i capi in pezzi unici.
Ora è possibile trovare un paio di flair-jeans a vita bassa, ricostruiti con un girovita in denim a contrasto che li rende a vita media.
Tutto è unico nel suo genere e in linea con le tendenze odierne. L’intera esperienza colpisce davvero lo zeitgeist di oggi, fornendo un’esperienza sorprendente che si apra alla scoperta e alla creatività, pur rimanendo consapevole.




Il Futuro?
Se guardiamo al futuro dell’industria della moda, possiamo aspettarci che l’upcycling continuerà a consolidare il suo posto come pratica produttiva e commerciale consapevole e circolare. Con il raggiungimento della massa critica e la conversione in uno standard, i marchi avranno bisogno di diversificare il loro approccio per mantenere l’effetto “wow”. Prendere appunti da aziende emergenti come Menabòh che integrano non solo l’upcycling, ma anche un’esperienza personalizzata che non può essere eguagliata altrove, è la chiave per conquistare la fedeltà delle giovani generazioni consapevoli.
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