Sostenibile, esclusivo, identitario ed internazionale, sono caratteristiche rare da trovare contemporaneamente in un vino.
L’Amarone della Valpolicella classico riserva DOCG di Tenuta Santa Maria, rappresenta, infatti, un ottimo connubio fra la tradizione dei Grandi Rossi italiani e l’innovazione scelta nelle tecniche di viticultura.
L’Amarone Tenuta Santa Maria tutela la biodiversità
E’ nobile e sostenibile fin dalla vigna perché nasce rispettoso dell’ambiente e della biodiversità, nel brolo cintato di una affascinante villa settecentesca.
Nella coltivazione delle uve, per evitare l’attacco di parassiti che possono danneggiarle, applicano un protocollo di produzione integrata che prevede metodi biotecnologici preventivi alternativi all’utilizzo degli insetticidi. In questo modo non si colpiscono gli insetti non dannosi alla vite ( per esempio le api), tutelando la biodiversità.


La tradizione dell’Amarone Sostenibile Tenuta Santa Maria
E’ un frutto lussuoso di un blend di sole uve autoctone coltivate secondo l’antico metodo dell’agronomo francese Jules Guyot, che ha inventato l’omonimo sistema di allevamento della vite, appreso dall’antenato degli attuali proprietari durante gli anni di esilio politico in Francia nella seconda metà del 1800.
Giovanni e Guglielmo Bertani, sono ormai la sesta generazione che si tramanda la passione e l’amore nella produzione vinicola.
La loro sfida è coniugare la filosofia famigliare con ricerca e sperimentazione per alzare sempre l’asticella della qualità.
giovanni e guglielmo bertani
Per produrre l’Amarone della Valpolicella sostituiscono i prodotti chimici tradizionali ad alto impatto sull’ambiente con altri biologici o sostenibili per proteggere l’uva dalle malattie e ricorrono a pratiche agronomiche ecocompatibili e poco impattanti nella gestione della vigna.
L’Etica Sostenibile dei fratelli Bertani
Circa 40 ettari complessivi di cui la metà dedicati alla produzione di vini Rossi Premium fra cui l’Amarone:
Ama il tuo vino fin dalla vigna, cura la qualità dell’uva, rispetta l’ambiente e l’ecosistema in cui cresce, guarda alla qualità come fine e non come mezzo.
gaetano bertani
Giovanni e Guglielmo si dedicano anima e corpo alla produzione e ai mercati. Una sinergia che fa capire ai fratelli che la strada è giusta: i mercati sono pronti per capire la qualità che va oltre la piacevolezza del calice. Quella del prodotto che risponde ad altre esigenze dei consumatori, come la tutela dell’ambiente, del paesaggio, la salubrità dei luoghi frequentati dalle persone. Un progetto di vita più che di lavoro, perché la vigna e il vino sono vivi e vanno accuditi e accompagnati nel mercato.
La storia dell’Amarone sostenibile Tenuta Santa Maria
“La ricerca dell’eccellenza è nel Dna della nostra famiglia”, racconta Giovanni Bertani, “già nella seconda metà del 1800 i nostri avi Gaetano e Giovan Battista Bertani, decisero di stabilire un nuovo standard di qualità per la loro azienda grazie ad un’eredità vitivinicola stabile e affermata. Così, prosegue Giovanni:
Nei primi anni del Regno d’Italia l’azienda conquistò un successo commerciale internazionale rapido e notevole esportando nel Regno Unito, in Germania e negli Stati Uniti e ottenendo numerosi riconoscimenti in competizioni vinicole nazionali e internazionali.
Si narra che il nome Amarone sia stato coniato nelle cantine della Villa nel 1936 riferendosi al vino “Recioto Secco” che la famiglia Bertani produceva sin dagli inizi del 1900.
La svolta Sostenibile
“Nel vigneto oggi utilizziamo un approccio mirato alla sostenibilità ambientale riducendo il più possibile l’utilizzo di prodotti chimici”- racconta Giovanni. “I secoli di esperienza e ricerca tramandata hanno portato a sviluppare una filosofia caratterizzata dal continuo miglioramento della qualità della nostra produzione, sposando i metodi di coltivazione e vinificazione di origini antiche alle innovazioni più interessanti adottate progressivamente durante la nostra storia.”
Esiste, infatti, in Valpolicella una stretta interconnessione fra pratiche agronomiche, appassimento delle uve e vinificazione.
L’Amarone della Valpolicella DOCG si ottiene con una particolare tecnica di vinificazione che prevede la messa a riposo dell’uva per almeno un paio di mesi ed un successivo periodo di affinamento del vino in botti di legno che può arrivare anche ad alcuni anni.
L’appassimento, in primis, influenza l’intero ciclo produttivo, in quanto si deve operare con l’obiettivo di portare alla vendemmia un grappolo perfettamente sano, in grado di mantenersi tale anche per i due o tre mesi successivi di riposo in un apposito edificio detto fruttaio. Per questo la raccolta in vendemmia è manuale di ogni singolo grappolo, che deve essere deposto con la massima cura in un solo strato su di una cassetta di legno o plastica. In questo senso, la riduzione dell’uso dei prodotti chimici che difendono l’uva in vigneto da malattie e insetti che se ne nutrono è una grande sfida, anche economica.
Il rito della produzione dell’Amarone
“La produzione del nostro Amarone è quasi un rito” racconta Giovanni.
“A fine settembre facciamo una vendemmia anticipata per selezionare i grappoli migliori per produrre il Grande Rosso. Le uve sono manualmente selezionate e raccolte in cassette e successivamente poste ad appassire per 4-5 mesi negli antichi fruttai su arelle di bambù e legno in ambiente protetto ma arieggiato. Verso la metà di Gennaio una volta raggiunta la concentrazione zuccherina e dopo che i grappoli hanno perso il 40-50% del loro peso, le uve vengono pigiate e messa a fermentare per circa 25-30 giorni a temperature controllate. Dopo la pressatura segue la decantazione in botti di rovere di grande capacità dove avviene la fermentazione malolattica. Trascorsi quasi 5 anni viene messo in bottiglia per un ulteriore affinamento minimo di 6 mesi”.
Forgiati dalla tradizione familiare di qualità nella produzione dell’Amarone della Valpolicella i fratelli Bertani puntano ora ad un futuro di qualità sostenibile per il loro Grande Rosso Italiano.
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